Il nome delle località, i cognomi e persino le caratteristiche somatiche degli abitanti al di qua e al di là dei passi che dividono le Terre di Margherita, sono gli stessi. Persino i costumi tradizionali, gli accessori e la lingua sono gli stessi. Qualcuno si ricorda ancora di quando era giovane, 60 o 70 anni fa e racconta che le ragazze arrivavano da Averole, oltr’Alpe, per ballare alla festa patronale. Quel qualcuno ha sposato una di quelle ragazze. Scendendo dalla montagna, prima di entrare ad Usseglio, in località Bellacomba, si trovava l’ara votiva ad Ercole. Oggi si trova in località Cortevicio, vicino alla chiesa parrocchiale. Scendendo ancora un po’, verso Lemie, tra le mura della chiesa benedettina dedicata a san Desiderio, si trova un’altra votiva su cui si legge tal Casto, figlio di Vicato, che aveva militato per ventisei anni nella legione romana. Ventisei anni in montagna, senza riscaldamento né luce, senza internet né la doccia. Due are che testimoniano la presenza di uomini non solo dediti alle armi ma anche all’istruzione oltre che alla vita agreste e alla devozione religiosa. Le epigrafi furono studiate, catalogate ed apprezzate dagli studiosi tra cui il Conte Luigi Cibrario, senatore del regno che a lungo studiò i passaggi e i valichi alpini ed a lui è intitolato il rifugio alpino situato sulla montagna sopra la sua casa natia.
Bellacomba val bene un altare
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